Firenze - BZF Vallecchi
      
      ARTE E POESIA - INCONTRI di BRUNO CORA'
      OPERE INEDITE DI PAOLO GUBINELLI ACCOMPAGNATE DA POESIE INEDITE DEI
      MAGGIORI POETI
      MARIO LUZI, MARIA LUISA SPAZIANI, ANDREA ZANZOTTO, ALBERTO BEVILACQUA,
      VIVIAN LAMARQUE,TIZIANO ROSSI, CESARE VIVALDI, GIAMPIERO NERI,
      ALBERTO CARAMELLA,ALESSANDRO PARRONCHI, NICO ORENGO, GUSEPPE CONTE,
      MAURIZIO CUCCHI, GIANCARLO MAJORINO, FRANCO LOI, 
      MILO DE ANGELIS,MARIO SANTAGOSTINI, ANTONIO RICCARDI
      Catalogo in galleria
      
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      Il segno, la piega, il taglio, il
      colore
      
      
      di Bruno Corà
      
      
       
      
      Se si vuole conoscere il nucleo vitale e poetico di un artista, spesso
      bisogna attingere alle primissime sue tracce, protomorfologie o sussurrati
      propositi che, pur timidamente, hanno però l’ardire di traguardare già
      tutto, con lo sguardo della volontà e del desiderio, il proprio futuro
      percorso.
      
      
      Nell’atto di
      nascita artistica o di autocertificazione pubblica di Paolo Gubinelli, uno
      statement steso nel lontano
      1975, è possibile, infatti, cogliere un’attitudine fondamentale che
      regola l’intera opera successiva: “il concetto di
      struttura-spazio-luce si muove nell’ambito di una ricerca razionale,
      analitica in cui tendo a ridurre sempre più i mezzi e i modi operativi in
      una rigorosa ed esigente meditazione.
      
      
      La dichiarazione è
      di quelle cariche di una chiarezza e determinazione che non lasciano
      margine a dubbi di qualificazione: Gubinelli inscrive la propria azione
      artistica in quell’ambito linguistico che nel XX secolo ha dato corpo
      all’istanza compositiva riduzionista e lucidamente razionale che,
      d’altronde, le prime letture critiche della sua opera riconosceranno e
      confermeranno, indicandone in buona parte sia i confini originari che gli
      antenati ordinatori: ……
      Gli esiti di quella
      nuova esperienza che dall’inizio degli anni Ottanta si può dire arrivi
      sino ad oggi, sembrano aver raggiunto un’altra segreta sintonia interna
      al supporto cartaceo per la sua proprietà permeabile e assorbente e la
      sua disposizione alla fessurazione e piega, mantenendo unità fisica. Nei
      casi migliori le carte liberano luminosità e  trasparenze
      turneriane; in altri casi, non meno efficaci, il campo cromatico che
      pervade il supporto  e
      imbeve del colore i segni ove esso penetra lascia riaffiorare l’identità
      della macchia di origine informe
      che, in quanto materia-colore, evoca tanto la spazialità episodica e
      insulare di Fautrier, quanto la dilatata espansione e pulsione già
      raggiunta da Rothko. Tra i lavori degli anni Novanta, le installazioni a
      base di acquerelli e incisioni su carta, offerti in linearità scandite a
      intervalli regolari (1994-97) danno conto di un avvenuta integrazione tra
      taglio, piega e colore; oltretutto in grado di tener testa all’antitesi
      tra segno e colore liberamente gestuale e caotico interno alle carte e
      loro successione ordinata e ortogonale sulla parete; e – ciò che è più
      importante – di fare accogliere come nuova qualità equilibrata
      l’arricchimento (seppur contenuto) dell’opera, un tempo ritenuto
      “tentazione” a cui opporsi.
      
      
      Queste più recenti
      progressioni analitiche dello spazio sgravano, com’era avvenuto
      inizialmente e in modo nuovo, l’opera di Gubinelli dalla matericità già
      invero esigua; esse di fatto situano la frontiera della sua ricerca a un
      punto più avanzato: quello da cui si osserva e si cattura, con
      l’autenticità e la costante tensione a trascrivere vere e proprie
      partiture di luce, quella dimensione che Lo Savio definì l’ “immagine
      di una realtà quasi impossibile”.
      
      
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      Incontri
      
      
      di Bruno Corà
      
      
      
      
      Quella che segue
      vuol essere una breve storia di incontri come la raccolta di Paolo
      Gubinelli propizia.
      
      
      Tempo fa, in un
      crepuscolo romano festivo e chiassoso come quello del borgo leopardiano,
      mi capitò di osservare tra Piazza di Spagna e Largo Mignanelli, passante
      tra molti eppure solitaria, Maria Luisa Spaziani. Colsi in quel modo,
      nell’andamento assorto ma di abituale quotidianità uno tra gli infiniti
      atti della sua vita, senz’altro riscontro consapevole esterno che il mio
      sguardo. Vinsi, infatti, in quel frangente, lo stesso mio desiderio di
      tentare un incontro, interrompendo quel suo cammino, anche per pochi
      istanti. Resta così in me semplice ma vivida l’immagine della poetessa
      in un giorno qualunque della sua vita
      
      
      ……
      
      
      Con Luzi e Orengo
      gli incontri, seppur diversi, sono avvenuti in circostanze di letture
      compiute in pubblico, seduti a un tavolo, in confronti serenamente
      ragionati, in presenza del suono dei loro versi, della loro voce, ma anche
      di opere d’arte che, in circostanze alterne, ognuno di noi aveva  a
      cuore di evocare. Luzi, che accolse un mio invito a Prato,  nel
      Centro di Arte Contemporanea, si spese generosamente in una visita nelle
      sale del Museo e in un dibattito successivo nella biblioteca
      
      
      … …
      
      
      Questi miei,
      perciò, sono semplici ricordi, velocemente tratteggiati per non rubare
      tempo e spazio al lettore, dunque pretesti. Come gli stessi disegni di
      Gubinelli, mercuriali policromi tracciati, per favorire l’intreccio tra
      muse diversamente dotate. Quanto al deus ex machina di questo
      episodio originalissimo, tra le molte considerazioni e i pensieri relativi
      ai suoi acquerelli e incisioni, si tengano d’occhio in particolare
      quegli umori orizzontali, quelle distese umidità cromatiche, attraversate
      da gesti ora diagonali, ora sinoidali, ora incrociati come pioggia, come
      vento, come vaporoso contrastato andamento. Lievi come versi i suoi cieli,
      o le simmetriche lande lacustri ove immaginare turbolenze turneriane o
      dilatate luminosità rotkiane. Sono questi gli atti di ciascuno e di tutti
      gli autori oggi tra loro ravvicinati, che lasciano presumere la segreta
      intesa: 
      
      
      -   
      C’è un orizzonte comune tra la pittura e la poesia 
      
      
      linea infinita ma conclusa
      
      
      circolare dove        
      
      
      
      ut pictura poiesis
      
      
                                  
      e viceversa
      
      
                                  
      luogo di incanti.
      
      
       
      
      
      Bruno Corà         
      Roma – Marzo – 2003                    
      
      
      
      BZF – Ed. Vallecchi
      
      
      
      Via
      Panicate 61 r - tel. 055273100
      Inaugurazione martedi 20 aprile 2004, ore 21.00
      Dal 20 aprile al 2 maggio 2004
      orario tutti i giorni 12.00 - 24.00 - lunedì chiuso
      Catalogo in galleria
      
      
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