GIANFRANCO NICOLATO
Nasce il 18 dicembre 1938 a Vimodrone
(MI), dove risiede. Dal 1957 frequenta l’accademia d Brera. Dopo il
periodo figurativo, inizia una serie di ricerche che spaziano
dall’informale all’action painting americana. Nel 1963 viene
segnalato da G.Kaisserlian al premio S.Fedele di Milano con l’opera
materica “estate 1963”. Verso la fine degli anni sessanta, la sua
evoluzione artistica volge verso l’individuazione di un pressante
bisogno di ordine formale e cromatico, punto cardinale, che rimarrà
sempre presente nel suo futuro operare, conducendolo all’astrazione
geometrica. Questa sarà raggiunta nella sua totale completezza nel
corso degli anni ottanta,durante i quali arriva al neoastrattismo
geometrico, caratterizzato dalla presenza contemporanea di tre
valori basilari: “forma, colore, spazio”. Nel 1990, accantonato il
contenitore classico ortogonale e bidimensionale, il suo lavoro si
proietta nello spazio libero, introducendo ritmi ulteriori nella
tridimensionalità e sollecita ad ossevazioni coordinate e frazionate
nel tempo. Le sue forme poligonali diventano contenitori strutturali
del colore e sotto la spinta di questo, elabora le strutture
spaziali cromatiche e le cromostrutture Madi. Dal 1992 partecipa
alle iniziative di Arte Struktura mostre itineranti e pubblicazioni
tra cui: “costruttivismo, concretismo, cinevisualismo + nuova
visualità internazionale” con saggi critici di Giulio Carlo Argan,
Getullio Alviani, Germano Beringheli, Fernando Fournier, Manfredo
Massironi, Alberto Veca e “l’arte costruisce l’Europa”, testo di
Giorgio Segato. Dal 1994, fa parte del “Movimento Madi Italia”.
Contemporaneamente il suo nomadismo artistico individua nel
movimento la nuova componente delle strutture, inteso non solo come
espansione magmatica, ma come possibilità aperta di costruzione,
conquista e disegno dello spazio, sia interno “psichico”, sia
esterno “ambientale, esistenziale, cosmico”, escludendo a priori la
presenza di movimentazioni ripetitive e standardizzate. Risultato di
questa nuova entità sono ulteriori opere definite ”varianti pensili
’96”, “soggettività attiva ‘98”, in cui le forme sagomate possono
variare in infinite soluzioni spaziali e cromatiche, eliminando in
questo modo la staticità dell’opera e introducendo il fruitore in
una partecioazione attiva, escludendolo a priori da una classica
osservazione. Con la stessa tecnica sviluppa le “contaminazioni tra
pittura e scultura” in cui viene raggiunta una totale visualità
cromatica, attraverso una ben percepibile maggiorazione spessorale
dell’opera.